Taleggio come contrabbando
Quando nel 1449 Francesco Sforza pone d'assedio Milano, una delle prime disposizioni impartite è quella di bloccare gli accessi alla città, per impedire l'approvvigionamento di cibo. Inizia il contrabbando notturno. Ma lo Sforza installa a Lodi (città in perenne contrasto con Milano per la supremazia, fin dai tempi dei Romani) un "Tribunale per i contrabbandieri".
Presidente di questo Tribunale è Cicco Simonetta. Contro le carovane dei contrabbandieri, formate anche da corvées di duecento persone, inizia la caccia. I contrabbandieri, di cui viene nominato il "capo" - Giovanni Moco da Sant'Angelo Lodigiano - portano a Milano sacchi, reggendoli sulle spalle, contenenti quarti di maiale e il nostro formaggio. Seguono il "sentierum mediola nensis" : Montemalo - Sant'Angelo Lodigiano - Melegnano - e lungo la Vettabbia - Milano.
Il Castellano di Peschiera, che lo Sforza crede fedelissimo, è invece coinvolto nel traffico.
Ci piace pensare che fosse un estimatore del Taleggio. Seguono arresti, sequestri di merce, anche impiccagioni. Il tutto è riportato in un registro dell'Archivio di Stato di Milano (Militare-Guerre-1452/60) che contiene cinque verbali di interrogatori tenutisi alla Corte Marziale nel Castello di Lodi il 17 e 18 Gennaio 1450.
Dalle deposizioni risulta che nel 1449 Giovanni Moco di S.Angelo Lodigiano, con due compagni e centonovanta persone, carichi di porci e del nostro formaggio, si soffermarono nell'osteria di tale Dionigi di Stefano da Castello, oste, abitante in Bascapé e si ristorarono riprendendo poi nottetempo la via per Milano.
Gli interrogatori "persuasivi" degli scherani dello Sforza avevano avuto ragione della "riservatezza" dell'oste, timoroso di vendette da parte dei contrabbandieri.