Cacio a suffragio
Nell'archivio del Monastero Maggiore di Sant' Ambrogio in Milano, si trovano notizie relative ad una curiosa usanza che correva in Milano, anno 1013. In quei tempi, alla morte di un congiunto, i milanesi che avevano uso di effettuare lasciti, a suffragio del defunto, ai vari ordini conventuali della città, sceglievano tra gli ordini conventuali quello che preferivano.
Ma il lascito non era allo scopo di far celebrare messe di suffragio, bensì veniva effettuato con la formula "ad refectionem et hilaritatem", ossia "per refezione e gaudio". Il che significava che i frati, nell'anniversario della nascita o della morte della persona nominata, potevano allestire sontuosi banchetti.
In memoria del defunto venivano portati in tavola anche i cibi che da vivo la buonanima aveva prediletto. Siccome gli anniversari potevano ovviamente cadere anche in date destinate alla quaresima e digiuno, va da sé che la dicitura " ad refectionem et hilaritatem" fungeva da deroga alle restrittive prescrizioni di quel periodo, cosicché questi lasciti erano particolarmente ambiti e benvoluti, e se poi ci scappava una preghiera di ringraziamento a suffragio della buonanima, essa non era che uno spontaneo e dovuto pensiero, fatto di sicuro con più calore e partecipazione di devoti sensi che non una messa di suffragio, visto che i frati ed abati si erano goduti un pranzo extra, nonostante la quaresima. Tra i menu citati dai lasciti, compare spesso il nostro formaggio. Sempre il cacio lombardo, che ora chiamiamo Taleggio viene citato negli archivi di Sant'Ambrogio a proposito di una contesa.