Taleggio nei conventi e nel mondo
Nella pace dei Conventi ... e sulle strade del Mondo
Nel 1494 monaci dell'Abbazia di Chiaravalle fabbricano e smerciano "cacio da gratuggiare (grana) e "cacio lombardo" (Taleggio). La notizia è riportata nella edizione del 1791 de "IL NUOVO CUOCO MILANESE" di autore ignoto, stampato nei tipi della Stamperia Giovanni Silvestri - P.za S.Paolo n°945 A a Milano. (ricordiamo che i numeri "civici" venivano assegnati in Milano man mano che le case venivano costruite e non in modo ordinato, quindi.)
L'archivio dell'Abbazia di Chiaravalle viene di strutto dopo la soppressione dei beni ecclesiastici da parte di Napoleone I, ma si sa che il formaggio veniva prodotto in una cascina di proprietà dei Monaci, alle porte di Milano, verso Lodi. La cascina era chiamata "Tetton" o "tetto grosso" e pare fosse la più grande della zona. Il Bagnoli, nella sua "STORIA DELL'ABBAZIA DI CHIARAVALLE", dice che la produzione dei Monaci era considerata "merce d'importanza":
"·· dalle vecchie carte dei Monaci di Chiaravalle si rileva che il loro formaggio era già prodotto verso la fine del XV secolo, giacché un certo Francesco Muralto, guireconsulto comasco, lasciò scritto che i Pavesi, nel 1449,fra i doni che offrirono a Ludovico XII,gli presetarono questo formaggio .. "Ludovico Guicciardini nelle sue descrizioni dei Paesi Bassi (stampata ad Anversa nel 1567), parlando appunto del commercio di Anversa, scrive ·che "... Milano e il suo stato vi mandavano molta robba, come oro et ariento, et fustagno, per grandi somme di denari, drappi di seta, ariento filato, scarlati et altre simili robbe, eccellenti mercerie per grande valuta et infine un cacio detto lombardo notevole per mercanzia d'importanza ...".
Il Verri dal canto suo, precisa che questa esportazione fu tanto sensibile che nel 1762 l'utile fu di lire milanesi 1.434.085=. Soggiunge Bagnoli che i Lodigiani erano divenuti maestri insuperabili nell'arte casearia, che ne erano maestri fin dai tempi di Giulio Cesare; che Pompeo aveva dato l'onore a Lodi di divenire città con il nome di Laus Pomeia, dopo aver gustato questo formaggio, e che molti casari erano giunti colà in antico dalla Val Taleggio e da altri luoghi, come maestri d'arte casearia.
Le date coincidono: esodo dalla Valsassina e dalla Val Taleggio verso la Pianura Lombarda,e inserimento in comunità di proprietà dei conventi, produzione casearia e smercio verso Milano e verso l' "estero".
Anche se i libri non parlano del nome "Taleggio" è abbastanza chiaro che in questo momento storico al nome "stracchino di Milano" si sovrapponga la definizione di "stracchino quadro della Val Taleggio" o "stracchino di Milano fatto come in Val Taleggio". La valle è celebre e abbinata sempre a questo nostro formaggio, proprio per la maestria dei suoi casari. Si tratta quindi di nome chiaramente toponimico.
Ecco quindi come prodotto tipico quel "cacio lombardo color avorio paglierino, rosato in maturazione dopo la salatura, di forma quadra"(Bagnoli) che arriva in tutto il Ducato di Milano,che allora si estendeva anche nell'attuale Canton Ticino. Ed ecco il Taleggio giungere a Roma, come vedremo, anche alla mensa dei Papi e dei signori. E non solo a Roma!